Un altra storiella sulla nascita di Pulcinella: il contadino Puccio d'Aniello

 Un altra storiella sulla nascita di Pulcinella:
il contadino Puccio d'aniello

Questa storiella somiglia per molti versi  a quella di Paoluccio della Cerra tanto che in molti ne fanno una specie di pot-pourri (o come si dice a napoli: 'na bella 'mmesca francesca).

Fu  teorizzata già nel '700 dall' abate napoletano Ferdinando Galiani, 


idolo dei salotti parigini e reiterata fino ad oggi da diversi studiosi, sostenuta anche  dall'antropologo Tommaso Esposito (ehi! ma è anche il direttore del Museo di Pulcinella di Acerra).

La storia  è ambientata nel 1200 (più di 200 anni prima della storia con Paoluccio della Cerra) ed ha come protagonista il contadino Puccio D'Aniello. L'ipotesi dell'Abate Galiani era che  il personaggio fu introdotto dall'usanza delle “alluccate” di Acerra... una sorta di Carnevale (un giorno tra settembre e ottobre) in cui era concesso di dire parolacce anche a chiunque, anche ai ceti sociali più alti e che... per l'occorrenza accorrevano divertiti.


Puccio d'Aniello preso in giro dagli attori - Mascolo Giuseppe




Riporto esattamente dal testo del Galiani contenuto nel suo vocabolario di napoletano:


Polecenelia 

"Chimasi così un personaggio., che da molti anni in qua si suole adoperare nelle commedie Napoletane. Sotto il suo carattere si rappresenta un uomo goffo buffonescamente, e portato per la ghiottoneria. E per le donnei quale quando parla, dice sempre spropositi, ma in maniera lepida e curiosa.

A tal uopo lo fanno comparir in iscena vestito solo colla camicia, e calzone a brache di tela bianca, con una Beretta anche bianca in tela, e con una maschera nera, che ha il naso lungo, e la fisonomia assai caricata.
Nel teatro certe volte fa le parti di un Signore, altre volte di un servo, di un filosofo, o di altro, secondo  i diversi capricci delle commedie; nelle quali sempre che è ben rappresentata la sua parte con imitare i propri modi, atteggiamenti, sali,  buffonerie, che diconsi lazzi, è assai graziosa, e dà a ridere molto più di quel che fa l’Arlecchino, e il Brighella Veneziano, o il Dottore Volognese.
Niuno de’ nostri  Scrittori, per quanto a noi è noto, ha riferita l’origine di questa maschera patria; onde vogliam noi qui riportarla, affinché  se ne conservi la memoria.

Nel secolo passato capitò in Acerra, Città della Campagna Felice, una compagnia di Commedianti, i quali giravano per quei paesi a fin di guadagnarsi qualche denaro colle loro teatrali rappresentanze.

Si avvennero un giorno in una campagna, dove erano molti contadini del paese,  che facevano la vendemmia. In tale occasione e per vino, che si suol bevere più dell’usato, e perché lavorano in compagnia uomini e donne, i vendemmiatori stanno con molta allegria, e a chiunque passa, gli dicono e’frizzi, e lo motteggiano.
Quindi fu, che quei commedianti si videro inaspettatamente sorpresi dai saluti contadineschi, e soggiacquero alla loro berlina.
Essi per altro come avvezzi asili comici, e buffonerie teatrali, cominciarono a rispondere alle beffe di quelli: però fra i vendemmiatori ve n’era uno chiamato Puccio d’Aniello, il quale aveva un volto caricato, cioè il naso lungo, e la faccia annerita dal sole, ma era un uomo assai faceto, e di spirito arguto. Sicchè avvenne, che i commedianti si misero a frizzar lui particolarmente; ma egli maggiormente crebbe e’motteggiamenti, e nelle baje.

Se ne dissero dall’una, e dall’altra parte, e facevano a gara chi sapeva meglio deridere, e beffare il contrario: onde senttironsi fra loro de’motti assai acuti, e vivaci.

Alle baje si aggiunsero le grida, e le fischiate. Fu una vera battaglia.
Finalmente riuscì al contadino di sopraffarli, ond’essi con somma vergogna non seppero trovare miglior difesa, che quella di partire; e se ne tornarono in Città carichi di meraviglia. Rasserenati poi da questa infelice persecuzione, secondo il costume della gente di teatro, che traggono profitto da qualunque cosa, pensarono che avrebbero fatto un grandissimo guadagno, se avessero potuto avere nella loro compagnia comica quel contadino, che avevano conosciuto così faceto, ed arguto.

Gli proposero il partiro, e fu accettato. Quindi girarono in diversi teatri col nuovo buffo, il quale riuscì a meraviglia, e incontrò da per tutto per le sue facezie: al che contribuiva anche la sua figura caricata, e l’abito contadinesco, che volle ritenere sulle scene per fare maggiormente ridere, cioè la camicia, e ‘l calzone a brache di tela bianca.

In ogni luogo dove andava la quella Truppa comica guadagnava moltissimo denaro; poiché il nome di Puccio d’Aniello, era diventato assai celebre

Dopo pochi anni egli morì, nondimeno quegl’ istrioni sostituirono nelle loro rappresentanze un altro, che compariva vestito collo stesso abito, e con una maschera simile al viso di quello di Acerra, il cui nome anche mantennero sebbene più dolce, e dicessi Polecenella.

A tale esempio tutti gli altri comici usarono anche essi una simile invenzione. Quindi d’allora in poi si è divulgata questa maschera per tutte le commedie, e teatri d’Italia: ed anche suole usarsi il suo nome per denotare un uomo lepido e curioso.


(VOCABOLARIO DELLE PAROLE DEL DIALETTO NAPOLETANO CHE PIU SI SCOSTANO DAL DIALETTO TOSCANO , CON ALCUNE RICERCHE ETIMOLOGICHE SULLE MEDESIME DEGLI ACCADEMICI FILOPATRIDI. Opera postuma supplita , ed accresciuta notabilmente . TOMO SECONDO

Abate Ferdinando Galiani )


In breve: questo qui, che era un contadino dalle fattezze abbastanza caricaturali:  mentre  lavorava nei campi durante questa festa della vendemmia (una sorta di Carnevale chiamata "alluccata"), cominciò uno scambio di scherzi e insulti con un  un gruppo di attori che passavano oda quelle parti. 

I rituali  d’insulto buffoneschi, erano una pratica contadina molto diffusa e venivano anche condannati dal mondo ecclesiastico. (Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella cit., p. 8.). 

Divertiti dall'arguzia di quel contadino gli attori lo fecero  unire  a loro ed il suo nome, nel tempo, fu storpiato da Paolo Cinelli a Pul-cinella.

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