LUCA POSTIGLIONE, PULCINELLA NELLA PITTURA DELL'800

LA PITTURA NAPOLETANA DELL'800

LUCA POSTIGLIONE


“Scena Galante Con Pulcinella” Autore Luca Postiglione (1876 – 1936) Olio Su Tela Applicata Su Cartoncino Cm 45X60 Firma In Basso A Sinistra.

Luca Postiglione prese a dipingere senza far teorie, per la volontà di rappresentare l'amore, il vino, le donne, tutto quel che lo affascinava e lo deliziava.
Ragionava più o meno così: le polemiche non sono durature, quel che è di moda oggi non lo sarà domani, i valori convenzionali si capovolgono in mille modi, ma gli uomini ameranno sempre le donne e perciò l'Arte, che ne ritrae la grazia e la bellezza.

Luca Postiglione era un ingegno libero e pieno di arguzie, amante delle sensazioni immediate e poetiche. Nel silenzio delizioso del suo studio, ove entrava l'aria tiepida delle belle giornate, egli dipingeva i soggetti a lui cari, le cose che sognava o che osservava e la sua mano indugiava calma e carezzante, a volte correva frenetica nell'ardore della pennelata fluida e pastosa.
Ritraeva se stesso e gli altri come personaggi immaginari, aveva l'illusione del soggetto romantico o nostalgico: vedeva, insomma, attraverso il prisma dei ricordi anche le cose vive e tangibili.

Per quarant'anni visse in una maniera anacronistica, retrospettiva, in cerca di sensazioni melanconiche, assaporando l'incanto misterioso delle cose antiche. Del resto, l'uomo era troppo sensitivo ed imbevuto di cultura atistico-letteraria ottocentesca per poter frenare la propria libertà di espressione e rinunziare al gusto delle trsasparenze ambrate, a quegli accordi di prezioso colore suscettibili di essere tacciati di virtuosismo o di sensualismo. (da La pittura a Napoli dall'Ottocento ad oggi di Mario Garbetta)

 
Serenata di Pulcinella – olio su tavola 43x28cm

Luca Postiglione nacque a Napoli il 18 ottobre del 1876 da sua era una famiglia di pittori; tali furono il padre Luigi, lo zio Raffaele e il fratello maggiore Salvatore.
Il padre e il fratello riuscirono ad affermarsi, l’uno divenendo pittore della Casa Reale Borbonica, e l’ altro facendosi apprezzare in città e fuori.
Respirata fin da piccolo l’ aria degli ambienti artistici, Luca Postiglione nella sua prima giovinezza, per una sorta di saturazione di quel clima operatasi in lui, ebbe un vero rigetto della pittura. Fermare sulla tela le immagini non l’emozionava né vi si sentiva portato.
L’ arte di famiglia la considerava una routine noiosa quanto tutte le altre alle quali bisogna piegarsi per procacciarsi il necessario, e anche il superfluo se le inclinazioni personali lo richiedono. Inclinazioni che sentiva pressanti.
Amava vestire bene, frequentava i teatri e i caffè, l’affascinavano le donne; per non privarsene perciò un lavoro qualsiasi bisognava cercarlo, e scelse di fare il pittore, ma senza proporsi alcun volo di fantasia.
Per sua fortuna a quell’epoca i pittori potevano fare a meno dei galleristi: il loro prodotto si collocava con facilità. 

Dalla media borghesia in su tra ‘800 e ‘900, non si concepivano le pareti nude; i dipinti apparivano necessari quanto qualsiasi suppellettile della casa. Sicché i primi guadagni vennero e grazie ai pennelli e ai colori il giovane poté ben fornire il suo guardaroba, possedere il calessino tirato da un cavallo veloce e frequentare da signore teatri e caffè.
Coerentemente con l’ iniziale progetto, Postiglione aveva ben fissato i limiti della sua attività: bisognava insistere con una pittura vicina all’arte commerciale di Vincenzo Irolli. E seppe così bene rispettarli da diventare concorrente della bottega di costui.
Le sue ore di lavoro se le faceva scrupolosamente, poi, lavati i pennelli e lasciato lo studio, non mancava mai di passare dal Gambrinus, ( partecipò, con Vincenzo Migliaro ed altri importanti pittori napoletani, alla realizzazione degli affreschi, tuttora presenti, nel Caffè Gambrinus di Napoli. n.d.r.) attirato più dai poeti e dai giornalisti che dai pittori, e più tardi si faceva vedere al Corfinio, frequentato dagli attori e dalle attrici del vicino Teatro Nuovo. 


autoritratto

autoritratto

autoritratto


I palcoscenici avevano per lui molte attrattive; oltre alle belle donne che vi recitavano, una viva e mobile fantasia sembrava animarli. Volle allora per esservi più intrinseco collaborare con Raffaele Chiurazzi alla stesura di due commedie. 
Buttava giù anche qualche verso, suggestionato dalle poesie di Salvatore Di Giacomo e di Ferdinando Russo, ma per il momento erano tentativi senza impegno.

Dopo la morte della madre, perdita che lo sconvolse essendovi molto legato, sposò una donna paziente e sottomessa che gli diede una figlia: Angelica. Pure, il matrimonio non frenò il suo bisogno di libertà e di piaceri. Difatti non cambiò di molto le sue abitudini menando vita pressoché da scapolo. Vita ovviamente allietata da molte amicizie femminili.
Al fratello Salvatore, temperamento serio, questo modo di vivere non piaceva. Salvatore capiva che Luca non mancava di talento, ma lo sciupava col suo edonismo egoistico e la sua superficialità.   
A consolarlo però accadde qualcosa di nuovo. Grazie soprattutto all’ influenza di un artista severo come Celentano, in Luca cominciò a formarsi un coscienza artistica. La pittura commerciale non gli bastò più, si accostò alle tele con ideazioni e esecuzioni sorvegliate. Infine si offerse al giudizio critico esponendo alla promotrice Salvator Rosa.
I suoi quadri furono apprezzati e ciò gli diede un rinnovato impulso a non ridursi semplice mestierante. 

"Postiglione fu un  grande della Scuola di Posillipo e anche poeta, fondatore del salotto letterario cui si intrattenevano i grandi della poesia napoletana che dipinse con prosa euritmica nel prezioso libro  “Disegni a carbone”."

Anche come autore di versi migliorò, restando tuttavia lontano dai maestri della poesia dialettale napoletana. 
(...)
Fin qui la vita di Luca Postiglione ebbe uno sviluppo positivo e tranquillo ignaro del dramma che passati pochi anni l’ avrebbe investito. Fu al ritorno del fratello da Urbino, dove era andato a insegnare, che di colpo gli si rivelò un mutamento esiziale: Salvatore presentava tutti i segni della paralisi progressiva, a cui presto seguì il disfacimento mentale e la morte.

Quel lutto gettò Luca nel dolore e in una terribile angoscia. La morte del fratello gli apparve – ed era – un pauroso segnale: anche su di lui incombeva la stessa fine. Più che un presagio un pensiero fisso che non l’ abbandonò più. Ed è questo il trauma che ignorano o nascondono i troppi scritti sul personaggio. Sparito l’ edonista era nato il buon pittore, in un tempo non lungo però aggredito dall’angoscia e poi anche lui dal male incurabile, questa volta di più blando decorso ma con gli stessi esiti finali, ché man mano la mente gli si oscurò. 

Nella disgrazia, lasciata Villa Maio, la famiglia si divise e lui fu accolto dal nipote Giovanni Panza, nella cui casa a Napoli morì il 27 agosto del 1936, dopo essere stato curato e accudito fino all’ ultimo con ammirevole, cristiana pietà. (dal sito Artslife)




Scena conviviale con Pulcinella. Acquerello e matita su carta 36*46 proveniente dalla collezione Pasquale Nonno, Napoli


 copertina per «Piedigrotta» Santa Lucia 1932

Rosa e Salvatore De Muto nei panni di Pulcinella, olio su cartone: Napoli collezione Lubrano


Giusto per...

Le opere del pittore italiano Novecentesco sono state stimate per una cifra che oscilla tra i 1.500 ed oltre 18.000 €. Il prezzo di aggiudicazione medio dei suoi dipinti è intorno ai 5.000€. 

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