PIACERE, PULCINELLA... CIOÈ... VOLEVO DIRE... DECIO CAVALLO... CIOÈ... UGO D'ALESSIO (IL GIUDIZIO UNIVERSALE)

Ugo D'Alessio... 


è presente in quasi tutte le commedie di Eduardo De Filippo ed in moltissimi film di Totò
Eppure il suo nome, probabilmente in un primo momento potrebbe non dirvi niente. 
E se vi dicessi, invece:"piacere... Decio Cavallo""Di' in po' paisà, è un buon bisinis?" facendo riferimento all'avventato acquisto della Fontana di Trevi in "Totò truffa 62"?
Sissignore è lui.



ma vi ricorderete di lui come Aglietiello, amico di Eduardo De Filippo in non ti pago


O come Mastro Ciliegia nello sceneggiato TV di Comencini "le avventure di Pinocchio"


-----------------------------------------------------------------------------------

Un poco della sua bio:
Ugo D'Alessio, all'anagrafe Pasquale D'Alessio (Napoli, 26 agosto 1909 – Napoli, 16 febbraio 1979)
Proveniente da una famiglia napoletana di artisti, debuttò a soli otto anni nella commedia Un grazioso equivoco, sotto la direzione dello zio Giuseppe; in seguito recitò con Nino Taranto e successivamente al Teatro Ambra Jovinelli di Roma fu impegnato nella Sceneggiata napoletana.
Per cinque anni, a partire dal 1927 recitò nella compagnia teatrale Cafiero-Fumo, per poi iniziare l'importante esperienza con Eduardo De Filippo.
(...) Fu anche direttore artistico del Teatro Sannazaro.
(da WIKIPEDIA)

Di seguito solo alcune delle sue interpretazioni, ne sono tante. Per la lista completa vi rimando ancora una volta a Wikipedia
Totò a colori, Processo alla città, Un turco napoletano, Questi fantasmi, Il medico dei pazzi, Totò truffa 62, Il giudizio universale, Totò contro i 4, Capriccio all'italiana, Miseria e nobiltà, La cantata dei pastori, Napoli milionaria, Le avventure di Pinocchio, Le voci di dentro ecc....

-----------------------------------------------------------------------------------

Nel film "il Giudizio Universale" (1961) anche se per poche scene egli indossa i panni di Pulcinella (ed ecco spiegarsi la sua presenza su queste pagine)

Il film si apre su un mattino di una normale giornata a Napoli: una stentorea voce che sembra arrivare dall'alto dei cieli annuncia che "Alle 18 comincia il Giudizio Universale".
L'annuncio si ripete con sempre maggiore insistenza, dapprima trattato con sufficienza e poi con sempre maggiore preoccupazione. La trama si frammenta in una serie di scenari e storie intrecciate fra loro (...) Chi si pente troppo tardi, chi si dà alla pazza gioia, chi ostenta una falsa indifferenza. All'orario annunciato, la città viene sferzata da un tremendo diluvio, dopo di che, con grande solennità, il Giudizio comincia per concludersi però altrettanto misteriosamente. Tornato il sole, la gente si precipita al ballo del Duca e ben presto tutto viene dimenticato. (da Wikipedia)

IL CAST

Il film si avvale di attori di grande fama italiani e stranieri. Eccone alcuni:

Paolo Stoppa • Vittorio Gassman • Silvana Mangano • Jack Palance •  •Vittorio De Sica • Renato Rascel • Alberto Sordi • Nino Manfredi • Ciccio Ingrassia e Franco Franchi •  Domenico Modugno  • Mike Bongiorno • Pietro De Vico • Gigi Reder

In questa foto è presente l'attore italoamericano Ernest Borgnine  e Fernandel. Alcune scene furono girate nei pressi del Museo Nazionale di Napoli. 


In quell'occasione Fernandel si fece fotografare con il piccolo Ciro Giorgio, che abitava nei pressi, che diverrà poi da grande, a sua volta, un valido ed apprezzato Pulcinella.



Foto di scena: Con Tartaglia il Pazzariello Gigi Reder (il ragionier Filini amico di Fantozzi) e Ugo D'alessio (immagine tratta dal libro di Andrea Mascara "il segreto di Pulcinella".

Sotto: D'Alessio con Renato Rascel




Pulcinella e a destra Franco Franchi e Ciccio Ingrassia


Scena finale del gran ballo al Teatro San Carlo. Da notare che mentre l'intero film fu girato in bianco e nero la scena di giubilo e di festa finale, di pochi minuti comunque, fu realizzata  a colori.

PULCINELLA PIANGE: IL SUO PITTORE È CIECO

Una triste storia italiana.


Prima precisazione:  questo è un'articolo apparso sulla rivista STOP presumibilmente nel 1994. Dico presumibilmente perchè possiedo solo l'articolo strappato che non porta altra indicazione che il mese: febbraio.
Purtroppo non posso neanche dire chi è l'autore dell'articolo, che riporto per intero, per lo stesso motivo.



Stop è una rivista settimanale di attualità pubblicata in Italia dal 1946. Nata come rivista che si occupava di argomenti femminili, nel corso degli anni si sono sviluppate delle rubriche di attualità, in particolare sul cinema e sul mondo dello spettacolo con particolare attenzione al gossip e su cui vengono pubblicati romanzi a puntate.

Seconda precisazione: Non conosco l'epilogo di questa storia. Anzi, se qualcuno sapesse che fine ha fatto questo pittore... se è ancora in vita (dovrebbe avere un ottantina d'anni), se si è operato, dove si trova adesso il quadro, ecc... me lo comunichi. Ho cercato in rete ma notizie non ce ne sono.
Speriamo che questa non sia l'ennesima storia di miseria e malasanità italiana. Chissà se oggi, con la solidarietà  espressa attraverso i media e i social, la storia sarebbe andata in modo diverso. Comunque, ecco l'articolo.



L’ ULTIMO quadro, l'estrema speranza. 

Antonio Pascarella, 58 anni, pittore, sta perdendo completamente la vista, ormai vede solo qualche ombra. 
E sempre stato squattrinato, un tipo tutto genio e sregolatezza, ma dipingendo riusciva sempre ab sbarcare, in modo più o meno acrobatico, il lunario. 

Ora luce, colori, forme sono svaniti dinanzi ai suoi occhi che si stanno spegnendo. «Tre anni fa mi si annebbiò la vista  alI'improvviso», dice,  «e incominciai a non distinguere più bene i  colori.  Mi diagnosticarono il distacco della  retina in tutti e due gli  occhi. Una serie di interventi col laser avrebbe potuto salvarmi un occhio.

Occorrevano però 500 mila lire per seduta, 5 milioni in tutto, e non li avevo…»
Antonio Pascarella, pittore girovago da una vita, lasciò perdere. Sopraggiunse però a peggiorare la situazione, la caduta della cataratta e diventò quasi cieco.

 «Quando vivi di pittura diventare cieco non è un dramma», dice, «è I'inferno. Soprattutto se non hai un quattrino...». 

Originario di un paesino della Basilicata, Antonio Pascarella è ora ospite, dal lunedì al venerdì, di un albergo, I'Odeon Hotel di Napoli, vicino alla stazione, dove gli fanno credito. 



«Qui posso sperare di trovare un acquirente per il mio quadro, il solo che mi sia rimasto di una certa importanza.  A Malta, nell'86. me lo avevano valutato cinque milioni. Oggi mi accontenterei di uno...». 

Il tesoro di Antonio è un ritratto di Edoardo De Filippo nelle vesti di Pulcinella. Non se ne è mai voluto separare. Lo farebbe ora soltanto per curarsi gli occhi. 
Infatti, se interverrà in tempo, almeno uno potrebbe essere salvalo. Ma non ha ancora trovato un acquirente. 



«Ho scritto pacchi di lettere e di telegrammi invocando aiuto», dice, «a Scalfaro, al Papa, a un numero infinito di politici, a preti, a ricchi signori. Neppure una risposta si sono degnati di mandarmi...». 

L’eccentrico pittore, che ha percorso mezza Italia restando sempre al verde, ne ha davvero passate tante. Ingenuo, forse improvvido. un po' credulone, disattento al passare del tempo mentre inseguiva la magia dei colori e un suo sogno di gloria mai realizzato, Antonio Pascarella, nonostante le infinite amare disillusioni, ha conservato la speranza e uno spirito combattivo. 
Il momento più drammatico della sua non facile esistenza è stato quello della morte del figlio, finito ancora ragazzino sotto il trattore del nonno, in campagna. «Quello fu un  buco nero della mia vita da cui sono uscito non so come», ricorda, «in fondo sono morto anch'io, allora. È finita una vita. quella spensierata, sorridente, dove tutto sembrava facile e bello e ne è incominciata. a fatica, un altra. Soltanto i pennelli e la mia passione per la pittura mi hanno sostenuto. Il dolore però è sempre qui, come un coltello nel cuore, senza rimedio. Purtroppo di dolore non si muore, quindi ho tirato avanti, sempre lontano dalla mia famiglia che è rimasta in Basilicata e che raggiungo di tanto in tanto quando posso. Presto sono incominciati i problemi alla vista e allora anche il precario equilibrio che sono riuscito ad ottenere è crollato…».

UN ALBERGO LO OSPITA GRATIS. Lo sfortunato pittore dinanzi al cumulo di carte che documentano le sue penose condizioni: domande di pensione rimaste finora senza risposta, lettere e telegrammi con i quali si è rivolto inutilmente ad autorità e politici per chiedere aiuto. Accanto a lui, Albino, uno dei pochi amici rimastigli: è il giovane portiere dell'albergo napoletano che lo ospita, gratis, per alcuni giorni la settimana.

Tutte le speranze di Antonio Pascarella, in arte GIORDANO, sono affidate a quel ritratto di Eduardo dipinto tanti anni fa, custodito gelosamente, sempre esposto, mai venduto e ora in attesa di un acquirente che non arriva mai, dietro il bancone dell’albergo.
Non ha altri dipinti da vendere?, gli chiedo. 
«No. purtroppo», mi risponde amaro, «la mia è la storia di un artista sfortunato. Di quadri ne avrò realizzati duecento, ma a parte quelli venduti che mi sono serviti per vivere, molti li ho perduti in varie disavventure, quelle che possono capitare a un poveraccio come me. Una volta mi comprarono dei quadri con un assegno rubato, un'altra volta a Colleferro fui fermato dai carabiniri mentre esponevo i miei lavori in una fabbrica. Dicevano che erano rubati. 
Non servi neppure la testimonianza del corniciaio che venne immediatamente e giurò che si trattava di quadri miei. Mi furono sequestrati. Erano 17 pezzi e non mi furono più restituiti…». 
Colori, tele, pennelli, tutto il mondo di Pascarella, pittore girovago e senza fortuna se non quella di saper dipingere quando ancora poteva vedere, ora non lo aiutano più. Un pesante velo scuro ha coperto i suoi occhi che un tempo sapevano catturare figure, paesaggi, nature morte e gli assicuravano la vita. 
Anche se dovesse vendere quel quadro che in tempi migliori avrebbe voluto tenere per sé, Pascarella non risolverebbe il suo problema, non potrebbe cioè far fronte alle spese per l'intervento agli occhi, per i trasferimenti necessari a Roma. dove potrebbe essere operato. 
Ha quindi bisogno d'aiuto, di un tempestivo e concreto aiuto in denaro. Ma anche di una pensione. 
«Ho accumulato montagne di carte», dice con rabbia, «domande e documentazioni sulla mia cecità per ottenere una pensione di invalidità, ma per ora non c'è stato modo di avere una risposta. Forse per i signori dell'Inps la vista non è un bene indispensabile per uno che fa il pittore e ha bisogno di lavorare per vivere». 

Un pittore cieco, senza un soldo, senza altre risorse che un ritratto  del grande Edoardo, cosa puo' fare per campare se non sperare di venderlo e poi appellarsi al buon cuore della gente?