Blackface: Pulcinella è razzista.
Purtroppo in rete non è tanto facile capire qual'è una notizia vera da una fake. Spesso le notizie finte sono così ben confezionate da surclassare in realismo quelle vere. A volte basta anche solo che l'informazione sia soltanto plausibile per essere difesa ad oltranza da gruppi interi di persone (vero terrapiattisti?).
È difficile difenderci dalle immense trollate che girano in internet e spesso rischiamo, per un eccesso di priudenza, di non credere a fatti che, alla apparenza sono assurdi... ma che, nei fatti, sono realmente accaduti.
Spesso, leggendo alcune cose in rete, non si riesce a capire se l'intenzione di chi le scrive siano di sfottò, siano serie, se ci sia una percezione ed una aspettativa delle cose deformata o se l'umanità sia veramente regredita a livello culturale allo stadio di un troglodita. Mi riferisco ad alcune recensioni che hanno fatto di recente su google e su siti come Trip Advisor su monumenti come il Colosseo:
"Il Colosseo è senza un tetto, con sedute scomode e bisognoso di un restauro."
“Il posto fa schifo, è tutto rotto e cade a pezzi. Ci hanno detto che avremmo trovato gli spettacoli dei gladiatori, ma quando siamo andati noi non li facevano: ha bisogno di una bella riverniciata e deve essere messo in sesto, i sedili sono di pietra grezza”
“L’abbiamo visto per la prima volta nel film ‘Il Gladiatore’. Siamo stati totalmente insoddisfatti, era tutto rotto, non si occupano delle infrastrutture in Italia”
“Cade davvero a pezzi, perché ci vanno così tante persone. Non possono riaggiustarlo e rimetterlo in funzione?”
“L’ho visitato già 40 anni fa e non l’hanno ancora finito“
Mentre mi chiedo se queste recensioni siano frutto della reale intelligenza degli occasionali visitatori dell'Anfiteatro Flavio... ecco che mi imbatto, su Reddit, su questa simpatica segnalazione tratta da un sito di recensioni ristoranti:
il testo recita:
Sono venuto qui per mangiare prima di trascorrere una giornata di evasione. Eravamo seduti.Guardando le foto sul muro, c'è rappresentata una diversità etnica(foto di persone bianche con delle FACCE NERE DIPINTE), e la cosa è più che non gradita!!!
Poi ha preso la mia ragazza per incazzarci e chiederci se saremmo stati serviti. Non solo quello: NON MI È MAI STATO CHIESTO SE VOLEVO QUALCOSA DAL NENU!!
La mia ragazza, che è bianca, ha ordinato ed è stata trattata come una contadina! Se sei di colore per favore non fermarti qui!
Non saprei dire se la recensione è vera o falsa ma... ci rendiamo conto... se fosse vera? Certo, se a non conoscere Pulcinella è uno straniero è sempre meno grave di un napoletano che non conosce De Filippo o Pino Daniele (https://pulcinella-cetrulo.blogspot.com/2015/03/buongiorno.html) ma la cosa ci rende ugualmente perplessi.
La blackface, per definizione, è uno stile di trucco teatrale, diffuso nel XIX secolo, che consiste nel truccarsi in modo marcatamente non realistico per assumere le sembianze stilizzate e stereotipate di una persona nera.
Ecco un esempio (innocente) di blackface dal passato:
Perchè, nel caso di Pulcinella, non è possibile affermare che la sua immagine sia una forma di blackface?
Sono in pochi che hanno associato la maschera nera ad una specie di rappresentazione di "uomo di colore". Uno di questi è stato Pino Daniele in più occasioni volendo dichiarare una sorta di appartenza alla stessa famiglia umana composta da bianchi e neri, descrivendosi egli stesso come un "nero a metà".
Poi c'è il Pulcinella di De Filippo anzi, il figlio di Pulcinella che nella commedia omonima dichiara, in un momento di sconforto, di non sapere più se è un bianco con mezza faccia nera o un nero con mezza faccia bianca e di sentirsi, per questo, non appartenente a nessuno delle due categorie.
Ma, basta ricordare che, in origine, e cioè ai tempi del Fiorillo, la maschera nera veniva fatta risalire, addirittura da una gran voglia di vino sulla faccia o da una specie di particolare insolazione di un contadino.
Addirittura nel corso della storia la maschera di Pulcinella è stata addirittura bianca (vedi I Balli di Sfessania”, del francese Jacques Callot) o marroncina.
In effetti il colore nero e la sua alternanza con il bianco del costume evocano significati simbolici ed esoterici ben più arcaici e complessi che non il voler "per assumere le sembianze stilizzate e stereotipate di una persona nera".
Ora, riferendomi ai due ragazzi che hanno scritto quella recensione, permettetemi di dirlo: Che ignorantità!
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