PULCINELLEIDE, PULCINELLEADE O CETRULEIDE - INSOMMA UN FUMETTO SU PULCINELLA FATTO FESSO DAL DESTINO SUO

 PULCINELLEIDE

Alchè lasso, per avventura ivi disteso, spento di cagione e conoscenza così appare nella bianca spuma quale relitto abbandonato e muto.
Cantoti le sue mosse e poco la sua storia movendo con scienza lo tuo passo e discoprendo a te, se tuttavia ancor non ti fallisce il senno di seguirmi nello oscuro e pauroso inferno, la destra via.

E invece io ve cuntarraggio, amici belli miei, ca' dint'a chelle notti lucenti e chiare, ce se puteva pure cacà sotto p'a paura e tenerse astipato o core dint' e cazette facenne o ggiallo, e vierme e pure ' riscenzielle. Sempre in pericolo e fernì mmocc'a 'nu cano luttanno contro vrùcele, nìeve, vessiche e freve 'e notte.




Pulcinelleide sembra un testo leggero e lineare  ma, come tanti testi che affondano le radici in cose "simboliche" o della "tradizione", attraverso l’uso combinato di diverse “chiavi di lettura” è possibile interpretarne altre storie ed altri significati: quelli di carattere simbolico-sessuale e religioso, quello immaginario formalizzato nei secoli dalla cultura popolare campana, quello storico e critico ecc.

Questa ennesima storia su Pulcinella riaggrega molto materiale iconografico relativo alla maschera e molti suoi atteggiamenti, testimoniano l’insieme di quei luoghi comuni, storici, critici, alchemici e addirittura astronomici che via via sono andati su di lui formandosi.
Ma Pulcinella, che è demone, morto, ermafrodita, il dio Mitra o il dio Horus in persona, “viaggia” all’interno del proprio essere per scoprire poi, alla fine, di essere anche un uomo e per mostrarsi a noi più vicino al nostro animo  e più umano di chi insiste con il volerlo a tutti i costi finto e “finito”come personaggio. 



Un po di storia:


Pulcinelleide nasce nel 1990 (caspita! Sono ventitrè anni) come testo teatrale. 
Il testo originale, oramai smarrito tra le varie correzioni e cambiamenti era quasi totalmente in rima e vernacolo.
Fu rappresentato con il titolo "Pulcinelleide" dal noto interprete pulcinellesco Ciro Giorgio del CTS Centro teatro studi, che ne curò anche la regia.
Successivamente reailzzai una prima versione a fumetti  con personaggi famosi come protagonisti raccogliendo di persona  le liberatorie  (e quindi   conoscendo) di  personaggi noti  tra i quali: Luca de FilippoPeppe e Concetta BarraAntonio SorrentinoLuisa Conte ecc. Altri come Totò o Eduardo de Filippo erano già morti da tempo, mannaggia!)

Armato di alcune   tavole 35*50 che lo ritraevano, incontrai il maestro Roberto de Simone che mi diede piccoli ma preziosi consigli sulla struttura del testo, ma ancora più importante furono le "dritte" del prof. Franco Carmelo Greco, studioso e ricercatore del teatro italiano, professore di ruolo di Storia del teatro moderno e contemporaneo presso l’Università di Napoli ‘Federico II’, purtroppo scomparso nel 1998.

Grazie all'appassionato docente smussai ulteriormente lo spigoloso testo abbandonando definitivamente l'uso dei versi e del dialetto. Il Greco, inoltre, mi convinse che utilizzare come personaggi del fumetto i personaggi famosi avrebbe allontanato il lettore dalla "poetica della storia" (parole sue). 







Nonostante quella prima edizione" decisi allora di rifare il tutto daccapo e ridisegnai le oltre cento tavole del fumetto arrivando ad una versione che ritenevo definitiva e che diedi alle stampe.

In realtà, come novella Penelope,  ne sto già ridisegnando un altra versione... (e non garantisco che sarà l'ultima).
Ho già pronta, invece,  un altra versione teatrale e, addirittura, un buon inizio di sceneggiatura cinematografica da presentare a Steven Spielberg... perche quando si sogna... bisogna farlo in grande. (hai visto mai?)




La seconda edizione di Pulcinelleide:


 









 

 

 




La trama di Pulcinelleide è pressocchè rimasta invariata in tutte le sue incarnazioni, tenendo ovviamente conto delle diversità dei mezzi di rappresentazione :

Sappiamo che: Ipnotizzato dal soave richiamo del canto delle sirene Pulcinella, che prestava servizio sulla nave di Ulisse come cuoco, si lascia cadere nel mare e viene trasportato, svenuto, dalle onde sulla spiaggia. 
Dopo un tempo lunghissimo, forse secoli, Pulcinella viene svegliato da Virgilio (si, proprio colui che accompagnò anche Dante) che lo accoglie nella sua villa e nella sua vita.
Ma la curiosità di Pulcinella circa la sua storia, che non ricorda, lo porterà a Neapolis e poi dalla Sibilla cumana nel regno dei morti per scoprire poi,  alla fine, di essere stato... strunzìato (preso in giro) dal destino e dall'autore della sua stessa storia.




Pulcinella ha in comune  una sottotraccia simbolica con altri testi come la Cantata dei Pastori, la Divina Commedia, Pinocchio ( e... per prudenza voglio evitare di citare il Vangelo): il tema del sogno, il viaggio e la nascita.
Il viaggiare nel tessuto mitico-culturale, è inteso come simbolo della ricerca della madre perduta, senza saperlo, e anche come simbologia del parto (ad esempio i re magi viaggiano per nove mesi, Maria compie il viaggio quando è incinta di Gesù) ma nel concetto di viaggiare vi è anche incluso quello del "viaggio nel regno dei morti."
Della nave che comandavo io ero il comandante, e navigando me ne andavo per i vicoli del mare. E quanti mostri aggio acciso cu ‘sti ‘mmane,cchiù de mille: piscecani, purpe, raoste e cecenielli.


Accollandosi i meriti e le avventure che furono dell’Ulisse di Omero, Pulcinella spiega a suo modo, ed attraverso gli stessi simboli dell’Odissea le disavventure incappate nei suoi precedenti viaggi, gli unici che la sua memoria non ha voluto cedere all’oblio.

Eccolo affrontare il terribile Ciclope “Polifeto”, che fù la metafora usata da Omero per descrivere la furia di un vulcano, forse della zona dei campi Flegrei.
Ma il mostro che, seppur alla fine beffato, incuteva tanta paura all’eroe Ulisse è invece ammaestrato da Pulcinella, (d’altronde altro non potevamo aspettarci da chi è riuscito ad ammaestrare la propria indole demoniaca, e non ci meravigliamo se egli riesce a vincere le forze della natura, come poi ha sempre fatto quando bastonava la morte).

Non manca il racconto delle sirene, alle quali “ ‘nu mascolo” come lui non poteva non far gola, ma mentre ripensa a queste tre figliole si accorge della voluminosa dimensione a  cui era arrivato il suo naso ingrossandosi, rendendo evidente a tutti cosa il significato dell'affermazione “il naso di Pulcinella è un simbolo fallico”. 


Nel prosieguo della storia, Pulcinella incontrerà dei contadini, simbolo di una società maltrattata dal potere, che scambierà per i padroni di casa di Virgilio. 







Il padrone di casa per Pulcinella è il diavolo, un essere che è come la morte, puntualmente si presenta e non c’è modo di scacciarlo se non nello stesso modo in cui si scaccia la morte e cioè con la scopa. E questo lo possiamo vedere   soprattutto negli spettacoli delle guarattelle, luoghi in cui la simbologia legata alla maschera è talmente profonda che, in un certo senso, non c’è neanche più bisogno che il guarattellaro la conosca, perchè Pulcinella parla all’intelligenza del nostro inconscio alla quale involontariamente sempre si piega l’intelligenza del cervello.


Pulcinella a Napoli
        
Virgilio, nella storia e nella tradizione, e come ci riporta anche la scrittrice Matilde Serao nel suo libro "leggende napoletane", è sempre stato considerato dagli antichi napoletani come "il mago" dall'aspetto leggermente effemminato. 
Egli, nel fumetto, si copre con l’asciugamano il petto, come farebbe una donna e pare poi, dopo, a Pulcinella di vedere il riflesso del poeta nello specchio del bagno mentre si trucca gli occhi, passandosi il rossetto sulle labbra.
Ma egli è come l’angelo custode per Pulcinella e gli angeli si sa non hanno sesso.

Virgilio accompagna  Pulcinella a Neapolis, (per fargli prendere coscienza della miseria e del degrado, che sono effetto del suo millenario dormire, mali a cui nessun mago può porre rimedio?). 



Al San carlo  Pulcinella ha un breve scontro, una scaramuccia, con una compagnia teatrale che stava li provando ma,  come accade a Pinocchio quando fu riconosciuto dalle marionette del terribile Mangiafuoco, Pulcinella fu subito oggetto di attenzione ed interesse.   
E ancora una volta è un’incontro tra i morti quello che si svolge nella penombra della sala.

Pulcinella-Napoli scopre così che la storia si ripete sempre uguale a se stessa, e che alla fine è possibile salvarsi da un presente sconosciuto solo attingendo a piene mani dal proprio passato. 
Sul palco raccoglie la spada di uno degli attori e brandendola come un novello spadaccino, inveisce contro i meravigliati attori, ma noi per conoscere il perchè Pulcinella abbia in mano la spada, dobbiamo citare nuovamente Andrea Mascara:
Nei disegni di P. L. Ghezzi Pulcinella è rappresentato spesso nell’atteggiamento di uno spadaccino. La spada è il classico simbolo della parola divina, della parola combattente. Essa è spesso sostituita dal bastone, con il quale Pulcinella si batte continuamente, specialmente nella Commedia dell'Arte o da Burattino.

Non credo sia il caso di continuare a raccontare la trama in modo così dettagliata. Non è questo il luogo.
Diciamo che Pulcinella avvertirà in modo sempre più pressante la necessità di conoscere le sue radic, e quindi se stesso.
Chiederà consiglio alla luna, al Famiglio di Virgilio, una specie di piccolo diavoletto domestico al servizio del mago, e alla statua del teschio nel giardino di Virgilio.

Verrà accontentato, alla fine, dal poeta che lo condurrà al Lago d'Averno che, secondo la religione greca e poi romana, era un accesso all'Oltretomba,  dimora terrestre di Lucifero, l'angelo caduto dal Paradiso, per cercare consigli all'Oracolo Amaltea cioè la Sibilla Cumana.

Le foreste sono tradizionali ingressi al regno dei morti, ma anche la vegetazione pilifera che protegge l’utero materno: così assume un altro significato la presenza della grotta nella Cantata dei Pastori, la “selva oscura” della Divina Commedia e l’ingresso al lago D’Averno in Pulcinelleide.
-Chest’erba pilosa, nera e scura che cchiù me fà paura, ‘ncuollo m’arrivano sghizzi e goccetelle Sarrà qualche spirito de muorto ca me piglia a sputazzella?
La discesa di Pulcinella nell’Antro della Sibilla rappresenta la  discesa del sole, durante l’agonia dell’inverno, nel regno dei morti e Pulcinella-Napoli-adepto-sole nella sua discesa nella grotta, e negli inferi.
Egli  deve morire e rinascere per giungere alla conoscenza, lo farà non una, ma più volte ancora, ed in passato altrettante volte lo ha fatto, ecco come si spiega perchè insistiamo a dire che Pulcinella è un “morto”,  ne è una prova che quasi ogni attore che interpreta oggi Pulcinella si proclami “ultimo”

Non svelerò il finale ma posso dirvi che esso si svolgerà nel futuro. Cioè... nei tempi nostri, passando attraverso il calvario di un indifferenza politica che pare tanto ignoranza fino all'indifferenza stessa degli addetti ai lavori che, fatta alcuna eccezione, hanno completamente snaturato la figura di Pulcinella.

Sono diversi gli elementi che hanno giocato a sfavore di Pulcinella. Primo tra tutti la banalizzazione e la volgarizzazione che è stata fatta del personaggio; poi quella recitazione piagnucolosa e antipatica.
Così se ne è perso il valore poetico, la relazione con l’immaginario collettivo, la capacità di non essere mai identico a se stesso che è poi, l’essenza della sua universalità.



Io credo che si possa odiare in una maniera totale e assoluta una sola persona al mondo: quella che si ama, se questo è vero giustificherebbe perchè al patrono laico di questa città è taccata la sorte di venire "lardiato" dai napoletani.

Per qualcuno  la "morte" di Pulcinella potrebbe significare la morte di una Napoli non più attuale, atemporale e arretrata rispetto all’idea generale di progresso. la solita storia del "capro espiatorio"
Morte e resurrezione quindi, ma bisogna valutare se è poi realmente giusto spingere il nostro amore fino ad annientare l’oggetto amato. Non sempre avviene la rigenerazione ed io non conosco quante vite Pulcinella ha ancora da  vivere prima di sparire definitivamente. 

Ma poi,  chi ci dice che ad aver ragione sono per forza coloro che lo criticano?

Per il sociologo Domenico De Masi di Pulcinella “Se ne parla fin troppo, Napoli è piena di Pulcinella ( ) Se si parlasse d’informatica quanto si parla di Pulcinelli o di Gatte Cenerentole, saremo a cavallo. “ 
oppure “ Fanno bene a storcere il naso. É stata travisata la sua implicazione sociale ed è diventato il simbolo della napoletanità più deteriore. Forse ne è addirittura la causa.” e dulcis in fundo ”Ci si è serviti di questa maschera per nascondere i nostri sensi di colpa, di servilismo, di adattamento. Riflettere i nostri complessi di inferiorità, di sconfitta: ecco perchè l’abbiamo rimosso. All’estero è diverso. La maschera stravolge queste linee finendo con il rappresentare solamente qualcosa di comico. "

Un solo commento: Pulcinella non può essere qualche cosa di negativo perchè la sua caratteristica è proprio quella di non essere niente: un certo tipo di intellettuali, hanno deliberatamente voluto distruggere ciò che apparteneva al popolo probabilmente perchè forse Pulcinella non lo hanno capito veramente e perchè non sono stati capaci di piegarlo alle “loro” leggi. O forse esagero io nel dargli molta più importanza di quanto non meriti? Boh!

Al professore Franco Carmelo Greco, titolare della cattedra di Letteratura Teatrale Italiana dell’Università di Napoli chiesi, tra il serio e lo scherzoso se potesse spiegarmi i motivi della mia passione per Pulcinella, mi rispose premettendo di parlare per sé, sperando che il motivo fosse lo stesso: “Pulcinella può anche non piacere come personaggio, ma è indubbiamente un mezzo per scatenare la propria fantasia, proprio per quella sua caratteristica di essere sempre diverso da se stesso”. 

Si, sono d’accordo. A dimostrazione di questo è il fatto che non riesco a scrivere una storia con la stessa facilità e convinzione se uno dei personaggi non è Pulcinella. 
Forse,  in più c’è l’aspirazione mia a diventare Pulcinella, ma non quello che è accozzaglia  artefatta di difetti e di responsabilità negative, fardello costruitogli per comodità di qualcuno ma, il Pulcinella umano e vero, poetico ma concreto con una grandissima capacità di prendere con la filosofia giusta i guai della vita con il coraggio di alzare il gatto per le orecchie e di scostarlo più in là e senza paura di indossare di tanto in tanto la maschera di cuoio e ‘o cammesone raccontando al mondo di essere capace di sognare.

Scusate, ho divagato. Comunque... a prescindere, enziandìo, al momento il fumetto è esaurito ma sto' lavorando per una nuova terza edizione



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