MANUEL PERNAZZA
Forse da un interprete pretendo che riesca a darmi delle emozioni? Si, certo. Anzi, decisamente si.
Voglio che l’attore mi faccia piangere per l’emozione piuttosto che piangere per “il” suo modo di recitare. Ma non basta.
Personalmente credo che un Artista (e intendo Artista di ogni forma d’arte) deve trasmettermi l’amore per il Suo mestiere, la SUA passione e l’interesse vivo per essa.
Io questa passione la percepisco quando penso alla coppia Manuel Pernazza e ad Alessia Luongo che portano avanti l’antica tradizione della commedia dell’Arte prima recitando con i burattini e poi sulle tavole del teatro.
Sento la passione nella loro ricerca dei testi e del loro tentativo di “riformarli” per i tempi moderni cercando di lasciarne inalterate le antiche caratteristiche tradizionali, nella ricerca delle sonorità di strumenti antichi e nella ricercatezza dei costumi e degli oggetti di scena.
Avverto nella coppia quella determinata dedizione che si esprime in un modo di vivere lontano dai valori imposti da una società multimediale ma fredda, come quella in cui viviamo. L’idea di voler recuperare dall’antico le virtù da applicare ad un presente che appare essere sempre più vuoto.
Mi viene quasi alla mente il monologo di Riccardo Pazzaglia dal film Così parlò Bellavista
“Geppì bello dello zio che cosa vuoi per questa tua nascita? Dice voglio un cavalluccio, tanto che io quando ho sentito questa cosa del cavalluccio mi sono commosso perché in questo mondo crudele, in questo mondo infame per cui, in cui perfino le creature… vogliono chisti giochi, comme se chiammano’, i giochi nevrotici… i giochi di guerra, uar gheims!.. quello cosa voleva? Un cavalluccio! Mi sono commosso, mi dovete credere! Mi sono commosso!”
Ricordate gli antichi Tableau vivant? In passato erano anche detti quadri plastici ed erano immagini create dai corpi umani reali che assumevano posizioni statiche. Queste immagini potevano essere ispirate da una varietà di fonti, come quadri o eventi storici.
Manuel Pernazza mi da proprio quell'impressione di congelare i momenti scenici di un insieme di Pulcinella e restituire con le sue pose una specie di fermo immagine di un Pulcinella “universale” offremdoci una visione probabile di una somma di attori che hanno indossato la maschera di questo personaggio comico e creando quasi una specie di “linea guida” da utilizzare per le pose, il costume, la maschera e gli atteggiamenti. Una specia di Pulcinella “standard” frutto dell’immaginazione collettiva. Questa abilità, cioè... di scattare istantanee di un personaggio, la trovai uguale in un altro grande interprete Pulcinellesco Tommaso Bianco, ma questa è un altra storia.
Si chiama Manuel Pernazza e ha appena compiuto dieci anni.Non è un azzardo dire che si tratta del più piccolo burattinaio d’Italia. Già da qualche tempo, appassionato di maschere e guarattelle, si esibisce per i bambini ricoverati del Bambin Gesù di Roma. Ieri, nel giorno del suo compleanno, ha potuto realizzare il suo sogno: visitare Acerra, la città natale di Pulcinella. Arrivato nel museo di Acerra, sito nel castello baronale, Manuel è scoppiato in lacrime di gioia.Ha potuto poi esibirsi nel teatrino dello stesso museo, dando vita alla maschera custodita gelosamente al Palazzo. Incantato dall'atmosfera di gioco e cultura dell'esposizione che tra gli altri contiene bozzetti di Tiepolo, sculture di Massimo Perez e una sezione dedicata al Pulcinella interpretato da Massimo Troisi nel film «Viaggio di capitan Fracassa», per Manuel è stato un onore essere invitato dall'interprete della maschera Carmine Coppola a dare vita al burattino: una guarattella che ha riscosso tanto successo da spingere il presidente dell'associazione culturale «Acerra Nostra», Eustachio Paolicelli, a invitarlo nuovamente per il periodo natalizio.
Alessia Luongo
Il suo percorso artistico le fa decidere di specializzarsi nella commedia dell'arte e rifonda il progetto Pulcinellarte di e con Manuel Pernazza, progettando assieme a quest'ultimo il manifesto della commedia dell'arte partenopea.
Lavora su diversi generi dal comico al tragico, su diverse estetiche dal teatro popolare a quello più borghese. Produce suoi monologhi come “THEA” legato alla tematica del femminile, “Lu cunto de Maddalena” legato al cunto campano.
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