RAFFAELE VIVIANI
Viviani, come anche De Filippo, rappresentano consapevolmente, una rottura più che una continuità rispetto ad una tradizione relativa alla maschera di Pulcinella che essi, così come per tutto il teatro tradizionale, considerano arcaica e di cui cercano, piuttosto, di capirne il significato e la funzione.
La morte del padre lasciò la piccola famiglia in una situazione difficilissima.
Il piccolo Papiluccio, era il suo soprannome, fattosi coraggio si mise in cerca di una scrittura.
Successivamente, a carriera ormai già avanzata, Viviani intende far conoscere ulteriormente Antonio Petito, interpretandone una commedia e indossando il camiciotto bianco di Pulcinella, recitando al Teatro delle Palme a Napoli.
Nel ‘41 mise in scena Siamo tutti fratelli, una sua riduzione di un testo di A. Petito (So' muorto e m'hanno fatto turna' a nascere).
Viviani, pur rifacendosi a questa commedia di Petito la rielabora in maniera innovativa enfatizzandone alcuni tratti fondamentali del linguaggio Pulcinellesco tradizionale e - come osserva acutamente "Domenico Scafoglio - presenta un Pulcinella perduto in una sorta di angelismo rapito e sognante: costretto a muoversi in un mondo di opportunisti, passa agli occhi di tutti come lo sciocco di sempre, manovrabile a piacimento dai furbi disonesti, anche se, nell'interpretazione dell'autore, sembra rappresentare la radicale alternativa a questo mondo."
Viviani trasforma il distacco storico del buffone, il suo fare disimpegnato e canzonatorio che conosciamo in un esplicito atteggiamento di rifiuto morale e di fuga da un mondo che gli uomini plasmano sulla misura dei propri egoismi e delle proprie ipocrisie.
in questa foto, estratta dall'interessantissima pagina a lui dedicata sul sito Totò truffa 2002 Viviani è con il critico del Secolo IX Enrico Bassano
"La sera del 10 ottobre, al teatro Margherita di Genova Raffaele Viviani con la sua compagnia, hai interpretato per la prima volta la maschera di Pulcinella.
Che il Pulcinella di Raffaele Viviani si distacchi dal Pulcinella classica e tradizionale (quella del Fiorillo e del pentito, per intenderci) lo abbiamo capito subito fin dalle prime battute,meglio, dalla stessa entrata in campo della grande maschera. Del resto lo stesso Viviani, nel brevissimo prologo ghetto, sì è preoccupato chiedi di dirlo bonariamente al pubblico novecentesco: io non rifarò calligraficamente il Pulcinella dell'arte ma vi darò invece un Pulcinella Viviani, o, se più vi piace, un Viviani Pulcinella.
E questo, si intende, non per ardore polemico o per una semplice vena di bellicismo teatrale, bensì per un avvicinare il più possibile la maschera vecchia di circa Quattro secoli allo smaliziato, e spesso disincantato pubblico d'oggi, così inquieto sempre così logorato da troppi tentativi e da troppe esperienze.
La differenza del Pulcinella della tradizione quella di Viviani non è soltanto d’ordine e di gusto estetici. Viviani non ha soltanto abbandonato parecchi modi esterni alla longeva maschera, tralasciando cioè gli accessi, Della purezza, dell'amore fraterno.
E l'operato di Viviani, oltreché ardito, ci sembra degno della massima attenzione ed è più vivo elogio. Anche perché vogliamo dirlo subito, quest'opera di bonifica non ha affatto mutato i caratteri sostanziali della maschera, ed anzi ha reso a Pulcinella l’enorme servigio di potersi degnamente e profittevolmente presentare al pubblico dogi, Donnie ceto e di ogni mentalità. Ma per far rivivere Pulcinella ci voleva anche l'opera degna, ed ecco, a braccetto di Viviani attore, il fido Viviani autore, ombra di se stesso.
Da una delle moltissime commedie di Antonio Petito (il grande Pulcinella de San Carlino partenopeo, vissuto nel primo ottocento è morto come si sa, sulla breccia del palcoscenico nel 1876, quando la dama bianca del mare), da una commedia del Petito, dicevamo, attratto questo siamo tutti fratelli, operando anche lui sul copione non a gennaio di taglie trasfusioni e ripulendo il dialogo dalle inevitabili vecchiumeria.
L'opera originale, varata sulla scena di San Carlino intorno al 1850, portava per titolo: S’o morto e m’hanno fato turno a nascere, ed appartiene al primo periodo dell'attività di scrittore teatrale del Petito. Era, in sostanza, una critica al teatro romantico, allo scientifico cinismo grossolano, alle ideologie letterarie dell'epoca. Viviani autore ha fatto il canovaccio mantenendone in alterati I succhi teatrali (cioè tecnici), approfondendone il contenuto umano, definendo i caratteri di vari personaggi, alleggerendo il dialogo delle inutili sovrastrutture verbose care agli antichi pubblici. Con quest'opera restauratrice, la vicenda ci è parsa verdissima, tutta viva di un sano umorismo popolaresco, tutta densa di sana e solida linfa vitale: un vero gioiello di giocondità e di scorrevolezza scenica. "
Si vide all'animaleca stanno 'ncopp' 'a terrati pienze sempe a mmale,tu vide sempe guerra!'O cane, cu nu strillo,vò muzzeca' o muscillo,ca afferra 'o suricillopure 'a dint' 'o mastrillo!Marame'! Siente, sie'!Che battaglia, neh!'A vorpa po' ca è ffina,aunita cu 'a fainas'arrobba a na gallina,l'azzanna e s' 'a strascina!Marame'! Siente, sie'!Quant'arruobbe, neh!'O lupo, preputente,comme si fosse niente,se mette sott' 'e dientena pecora 'nnucente!Marame'! Siente,sie'!Chella more, mbe'!(imita il belato della pecora)Largo e tunno,chisto è 'o munno:pure ll'uommene, se sa,s'hann'a massacra'!Che ll'afferraca na guerraogne tanto s'ha dda fa'?Forse pe' sfulla ?!So' 'e putiente,malamente,ca cchiù 'a vorza hann'a 'ngrassa',senz'ave' pietà!'O prugresso?More 'o fesso!Jh che bella civiltà!Che mudernità!Neh, ma overo simmo fatte puorche crape pulicine,ca ce accidono pe' niente, ca ce levano 'e stentine?Nun servimmo p' 'e ccustate, p' 'e ssacicce, p' 'o ppresutto!Nun cacciammo brodo e llatte, pe' nun dicere uno 'e tutto!Ccà nuie simmo crestiane,e tenimmo 'o ccore 'mpietto!E c'è cara 'a vita nosta,perciò merita rispetto!E vedimmo, pe' stu fatto, 'e campa' cu 'a legge 'e Ddio!'Nnanze a Dio nuie simmo eguale: nun ce stanno "tu" e "io"!Ma però 'e Cummandamente se rispettano? Nun sempe!E se sape.... 'O munno è tristo! Chisti ccà sò brutti tiempe!E ma allora, 'o munno è tristo e nisciuno 'o pò cagna?Mo nce vo', 'e Cumandamente nun se ponno rispetta?Una è a guerra ca ce spetta; e purtroppo l'imm'a fà:chella llà ca tutt' 'e juorne se cumbatte pe' campa'!
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