Pulcinella dint'o museo

Pulcinella dint'o museo


Mettere Pullecnella dint' 'o museo è comm'a tenè n'auciello dint'a càiola. Però, come l'auciello (pure se per l'arraggia) canta mille melodie, accussi Pullecenella... mmiezz'a le cose preziose e rare che si trovano dint'a 'nu museo se presenta caccianno 'o mmeglio  'e se stesso,  comm'a muzzarella, che quando vene 'nfurnata   caccia 'o llatte.

'O primmo museo che vi voglio far conoscere, quello che più di tutti io chiamerei "ufficiale" proprio perchè si trova ad Acerra, che è da tutti ritenuta luogo di nascita della maschera di Pulcinella, è proprio il Museo di Pulcinella del Folklore e della Civiltà Contadina.



Questo museo si trova all'interno di un piccolo castelletto al centro di Acerra e già quando entrate all'interno del cortile vi trovate davanti la faccia della statua del contadino Pulcinella, sorridente ad accogliervi.




Ah, prima di proseguire, dimenticavo di informarvi su una cosa fondamentale: ccà se tras' e e nun se pava! 
L'ingresso è gratuito… (almeno lo era quando vi andai io qualche anno fa. Per informazioni precise andate sul loro sito… che però è quasi sempre in manutenzione... voi bussate, se trovate chiuso provate sulla loro pagina facebook).

Prima della vera è propria sezione dedicata a Pulcinella vi sono delle stanze allestite con mezzi e strumenti degli antichi contadini: rastrelli, finimenti per cavalli, un piccolo cocchio,  ricostruzioni di ambienti rurali, scuderie, cucine  ecc. 
Ogni arnese ed ogni suppellettile  della antica cultura contadina che aiuta anche a comprendere il contesto sociale e culturale in "nasceva" la maschera di Pulcinella...almeno quel Pulcinella che tutti credono sia nato veramente " a la Cerra ntra li ciucce".





Finalmente poi si accede alla vera e propria sezione pulcinellesca situata in grandi sale e corridoi contrappuntate da grandi statue in creta dell'altrettanto grande Lello Esposito (di cui in seguito parleremo). 



Il percorso  illustra i molteplici aspetti della maschera: ll viaggio di pulcinella e la commedia dell’arte; I natali di pulcinella; Acerra e pulcinella; ll vestito, la maschera; Pulcinella e la luna; Pulcinella la fame e i maccheroni; Pulcinella e i padroni; l santi, i balocchi, il presepe e pulcinella; La piazza ed il teatro; Le guarattelle; Pulcinella nel mondo. 

Pulcinella (autoritratto), Alberto Chiancone 1968-’85, olio su tela, cm 60x50, Acerra (Na), Museo di Pulcinella 


ln questa sezione sono raccolti ed esposti: documenti originali riferiti alle tradizioni popolari, letterarie e teatrali su Pulcinella; opere d’arte antiche e moderne; costumi, maschere e foto degli attori, che hanno interpretato Pulcinella, da Antonio Petito a Massimo Troisi ed altri  oggetti rari . 




Sono anche ricostruiti un gabbiotto teatrale da piazza del 1600, un presepe pulcinellesco e sono allestiti diversi teatrini delle guarattelle provenienti da tutto il mondo.


Presso il Museo è allestita anche una Biblioteca contenente circa 2000 volumi, cassette e dvd riferite alle tradizioni popolari e alla filmografia su Pulcinella, fruibili nella sala-video.

La piacevole esperienza è assicurata, se poi si assistono alle manifestazioni culturali organizzate come le presentazioni di libri o conferenze o visite guidate non è difficile comprendere che questo museo è un vero punto di partenza e di riferimento  per gli amanti della maschera.

Come ho già detto il museo si trova nel Castello baronale quasi al centro di Acerra. Acerra è da molti ritenuta la città natale di Pulcinella (o di Puccio d'Aniello che nel '600 si unì come buffone ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese fino ad arrivare in Francia).
Non è in questa la pagina in cui si parlerà della "vera" nascita di Pulcinella ma voglio segnalare che, oramai, l'idea che Pulcinella sia effettivamente nato ad Acerra è radicata nella mente della gente del luogo ed è diventato addirittura tradizione anche perchè sono tante le commedie in cui troviamo appunto scritto:

 "Io sono gnentelomo della Cerra diventato scaduto e squinternato e spiantato e accanito purzì." F. Guerrini, La legge d'amore, 1641  
"Io me chiammo lo sio Polecenella Cetrulo ditto lo bello de la Cerra manciatore de morzellette e stongo de casa a la chiazzetta". B. Lassari, Gli amori disturbati, 1660  
"M' aggio da informà, è lo vero, se è venuto chillo de Napole. E pe chisto vuà buono, cà da Napole e la Cierra ncè poco; sarà miezo paesano mio, e lo cognosceraggio! " C.S. Capece, Il testamento di Pulcinella, 1720  
"Io songo de l' Acerra Ma quanno po me sferra Ma quanno po m' afferra, mo ssaje che serra serra cchiù pevo de na guerra pote assommare nterra."  Scena popolare a stampa, secolo XVIII  
 "Io, Don Polecenella Cetrulo, nato a la Cerra ntra li ciucce, e cresciuto e pasciuto a Nnapoli ntra li sartimanche, sempe malato te mente, e sempe sano de cuorpo."  M. Zezza, Rimme de Polecenella Cetrulo, 1836 

È oramai radicato nella cultura degli Acerrani questa idea, come dicevo, che quando mi recai sul posto e chiesi ai locali dove si trovasse la "casa di Pulcinella",  di cui avevo letto su un libro di non ricordo quale autore e questi mi condussero per una viuzza  non asfaltata di fronte al castello, tra sterpaglie e erbaccie (che quasi quasi cominciai a preoccuparmi)  e dove in fondo vi era un rudere cadente, fatto di poche travi e qualche mattone. 
"Questa è la vera casa dove viveva Pulcinella" mi dissero. 
Ancora oggi non ho capito se quel anziano a cui chiesi era veramente convinto della sua informazione o se, più facilmente, voleva solo prendermi in giro come se fossi stato un  turista tedesco che chiede informazioni ad uno scugnizzo. 


7 settembre 1860 Gli "Italiani" invadono Napoli. Scene dal film "'o RE" con Sergio Solli - Pulcinella

Il film "'o RE" con Sergio Solli interprete di Pulcinella


Il 7 Settembre 1860: la “ Piedigrotta”, anche festa nazionale delle Due Sicilie, è in pieno svolgimento quando, al culmine della risalita della penisola da parte dei “mille garibaldini”, Re Francesco II di Borbone lascia Napoli per evitare sofferenze al suo popolo. 
Nello stesso giorno, mentre il Re delle Due Sicilie è in navigazione verso Gaeta, laddove organizzerà l’ultima difesa del Regno, entra a Napoli Garibaldi che si reca a portare omaggio alla Madonna per simpatizzare coi napoletani. 

Quella data è da considerarsi a tutti gli effetti come l’inizio del potere camorristico in città.
(tratto dal blog BRIGANTESEMORE)

Ciro Giorgio

CIRO GIORGIO

disegno tratto dal mio libro-fumetto PULCINELLEIDE



Signori cari qui si parla di Pulcinella o no? Quindi onore e merito ai portavoci della maschera di Pulcinella nel mondo e nel pappamondo.
Ciro Giorgio, di cui avremo modo di parlare ancora nei prossimi post perchè ... 'o fatto è luongo, ogni tanto piglia e va in america... vestito da Pulcinella ballando per le strade di Los Angeles.





Va bbè... è ovvio, non è che una bella mattina si sveglia e va a ballare in America... forse è meglio che vi spiego prima chi è Ciro Giorgio

Ciro è un figlio d'arte napoletano. E' attore, cantante, organista, prestigiatore, trampoliere, ballerino,  regista ed autore di testi teatrali e canzoni .  

Inizia la sua carriera come attore nel 1962 nella compagnia dove  anche suo padre Gennaro recitava nello spettacolo " Il Grido della Giustizia " di S. Panetta, nel 1964 in "Turmiento 'e marenare" e nel 1965 in "Miseria e Nobiltà " di Eduardo Scarpetta con Nino Taranto, Dolores Palumbo e Luisa Conte




Continua a lavorare in teatro, nel cinema e in televisione con attori del calibro di FernandelTotò, Nino Manfredi, Gino Cervi, Gigi Proietti, Rossano Brazzi, Carlo Giuffrè, Edmonda Aldini, Tato Russo, Ida Di Benedetto,Tecla Scarano, Orso Maria Guerrini, Roberto De Simone, Ugo Tognazzi, Mico Galdieri, Mario Merola, Nino D'Angelo etc.   





Nel 1980 fonda la Cooperativa " Centro Teatro Studi " di cui è Presidente e con la quale organizza spettacoli teatrali curando spesso la regia ed i testi. 
Ha collaborato con il  Museo delle Tradizioni Popolari di Roma alla realizzazione di una mostra su "B" curata da Beatrice Premoli presso la Reggia di Caserta.

Viene  definito dalla critica "l'ultimo Pulcinella" ma su questo punto sapete come la penso su quest'argomento. 
Roberto De Simone che lo ha diretto in alcuni spettacoli, tra questi nel 1992 gli affida il ruolo di Pulcinella nello spettacolo "Il Canto de li cunti",  di lui afferma che "nella sua interpretazione l'attore scompare e salta fuori la vera maschera napoletana" 

Uno delle sue prime apparizioni nel cinema è stata proprio nelle vesti di Pulcinella nel "Mammasantissima" con  Mario Merola.




Seguono poi diversi progetti di cui avremo modo di parlare in seguito (compreso del film sopracitato), tra questi   nel 1993 organizza un tour in Ungheria con lo spettacolo " Ki Latta Pulcinellat"   Nel 1997 porta Pulcinella " ... a spasso nel tempo"  grazie alla collaborazione del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa e con il Patrocinio del Provveditorato agli Studi di Napoli.
Nel 2000, con la sua compagnia è a  " Helsinki, Capitale della Cultura 2000 ".dove ha diretto un laboratorio sul teatro e la maschera, realizzando uno spettacolo su Pulcinella  in Finlandia e a Tallin in Estonia.





Seuono altri film, apparizioni in tv ed è diventato ormai ospite fisso, da molti anni, al “San Gennaro Feast “di Las Vegas, a Maggio e a Settembre, e alla Italian Feast of San Gennaro di  Los Angeles ogni settembre settembre.









Pulcinella nella pubblicità: lo spot della Mozzarella Galbani: Enzo Garramone

Pubblicità Vallelata







Guagliò... a questa pubblicità bisogna farci tanto di cappello, e si! perchè il cappello di Pulcinella è moscio e la maschera è alzata ma... sempre Pulcinella è.

Non sono sicuro se anche questa pubblicità fu diretta nel 1997 da Federico Brugia ma posso dirvi con certezza che la voce che sentite del Pulcinella è quella dell'imitatore e cabarettista napoletano Enzo Garramone. Come faccio a saperlo? Uh Ggiesù! perchè ci conosciamo.

Enzo Garramone ha fatto una vagonata di apparizioni al cinema, tv e teatro tra cui: Scugnizzi di Nanni Loy, il medico dei pazzi, la piovra 7, la squadra, un posto al sole, uno mattina, FORUM di sera ecc. anche se alcuni di voi lo ricorderanno come il barman imitatore del programma di Guardì "I FATTI VOSTRI" tra il 1990 e il 1997. Per la cronaca oggi conduce un programma di calcio chiamato "Napul' e core"


Enzo Garramone prestò gentilmente la sua voce per un mio cortometraggio su Massimo Troisi la cui sigla di coda è questa che allego. Si chiama Giugno, il mese in cui morì Massimo) ed è cantata da Pino Daniele (magari).




E, sempre con Enzo Garramone, provammo a leggere per scherzo alcuni brani di una mia commedia, "la nottata", ancora inedita per "imitatore solista". È già giorno, nel paesino in cui il metronotte Antonio (Totò) ha appena smesso di lavorare, ma è un giorno particolare: il sole non si è alzato ed è presente ancora la luna.




Pullecenella cu 'o coppolone fa 'o cuppolone e sta' dint'o cuppetiello

'O COPPOLONE 'E PIEDIGROTTA




Nell'album della Nuova compagnia di canto popolare (NCCP) Li Sarracini Adorano Lu Sole , Roberto de Simone inserisce nel suo brano "Alli uno alli doie" la frase "'o piglio mman o vott' 'nterra 'o faccio fa Pullecenella". Ma di che parla? ma possibbile mai  (attenzione la doppia b è un rafforzativo) che quando si parla di qualche cosa che allude al sesso ci sta sempre Pullecenella in mezzo?
Eh si, non ve ne siete accorti?in quella frase in modo neanche tanto nascosto si parla di masturbazione.
La stessa cosa vale se ci ricordiamo dei "coppoloni" che venivano fatti alla gente in mezzo alla strada ai tempi della Piedigrotta: mentre eri tra la folla per andare a vedere la Piedigrotta ti poteva capitare che da dietro ti si avvicinasse uno con un'asta alla cui sommità teneva una specie di lanterna sfondata tutta decorata di lustrini e piume, qualche volta aveva pure la faccia mia... cioè di Pulcinella. 
Il tizio, dopo che ti aveva adocchiato, te la calava sulla testa e tu ci entravi dentro quasi fino al busto. Poi la alzava un poco, la abbassava, la alzava e la  abbassava nuovamente come se... stesse praticando una forma di autoerotismo e tu fossi stato... va bè! lasciamo perdere.
Quando alla fine ti lasciavano andare... ne uscivi tutto sconvolto, con i capelli arruffati... come se fossi stato partorito, e venivi lasciato tranquillo fino a che qualcun'altro non ti fosse venuto a sfottere nuovamente.










PULLECENELLA DINT'O CUPPETIELLO



Signori miei non mi chiedete a quando risale questo giocattolo. Chi dice settecento chi dice ottocento... ma, oramai è risaputo, quando sono cose che riguardano la mia medesima persona di me stesso, Pulcinella,  non si può mai dire quale sia la data esatta della loro prima apparizione.
Ma voi ci pensate quanta goduria e che sollazzo quando il bambino faceva salire e scendere la capuzzella del Pulcinella dentro il cono di cartone e cercava di suonare un motivetto con la trombettina rossa, blu o gialla che era inserita nel centro del cono? 

E questo gesto onanistico veniva eseguito dai bambini con l'approvazione amorevole delle mamme,  attente alla salute degli occhi del loro bambino, ma ignare del significato simbolico di quel tipo di trastullo.





Tutt'oggi è possibile incontrare per le strade di Napoli un venditore di Pullecenella dint'o cuppetiello. È ovvio che chi scrive possiede uno di questi affari comprato qualche anno fa dalle mani di un parente che è parente di uno di quelli che li realizza... è altresì scontato che quando vidi appeso su una bancarella di dolciumi un Pulcinella dint'o cuppetiello fato completamente di plastica me lo accaparrai di corsa. Il confronto tra i due modelli è impietoso... ma questo è il progresso.

  

Tornando all'originale: l'artigiano spesso realizza le capuzzelle del pulcinella in argilla spesso senza neanche cuocerle nel forno. Utilizza la carta da regalo per decorare il cono e un fil di ferro per il meccanismo per muovere il Pulcinella. 
Sfido chiunque a suonare, però, a suonare quella stessa trombetta che il venditore sembra padroneggiare come se suonasse la tromba di Louis Armstrong.
Sembra facile, ma non lo è.







'NU PULLECENELLA DINT'O CUPPETIELLO TUTTO DI CARTA

Della stessa famiglia di quelli sopracitati fa parte questo altro gioco per bambini di un tempo lontano. 
Si tratta di un Pulcinella che agita le braccia fatto completamente di carta.
Questo Pulcinella, se siete osservatori, lo avete visto nel finale del primo atto della commedia Natale in casa Cupiello di Eduardo de Filippo, tenuto in mano da Tommasino che gioca con esso con la faccia inebetita di piacere.


Di seguito posto il link con il tutorial per realizzare questo oggetto ipertecnologico e la relativa scena citata.











Raffaele Viviani

RAFFAELE VIVIANI



Aveva quattro anni quando debuttò in un teatrino d'infimo ordine: il Masaniello a Porta Capuana (una baracca costruita dal padre, vestiarista teatrale), dove sostituì il cantante Carlo Ciofi, ammalatosi.

Raffaele Viviani (Castellammare di Stabia, 10 gennaio 1888 – Napoli, 22 marzo 1950))  divenne in breve uno dei più grandi attori e autori del novecento, un commediografo innovatore che rappresentava  una società profondamente sofferente in un dialetto fortemente contrastato dal regime fascista. 
Numerosi i tagli della censura ai suoi scritti ma, il censore, qualche volta, restituiva un copione scabroso con una nota al margine: «Si autorizza la rappresentazione solo se recitato dall'attore Viviani».



Era un attore complesso e dotato, con quell'eccezionale maschera capace di assumere mille sembianze e mille espressioni, sovente senza neppure l'ausilio del trucco, con quella sua figura sottile e scattante, capace di impersonare un giovanotto oppure un vecchio cadente. Capace di interpretare con tanta efficacia sentimenti semplici e complesse passioni.
Egli  odiava ogni forma di faciloneria e di improvvisazione e, fin dall'inizio della sua attività nel teatro di prosa, impose a se stesso e agli attori della propria compagnia un rigore interpretativo e una fedeltà al testo scritto che erano assolutamente sconosciuti nel teatro napoletano di allora. 




Viviani è presente in alcuni film ma l'unico che è possibile vedere oggi in DVD (ammesso che lo troviate)  è La Tavola Dei Poveri


Spesso Viviani scriveva di notte dopo lo spettacolo,  dirigeva le prove della compagnia durante le mattinate seguenti e  iniziava a recitare lui stesso nel pomeriggio per finire dopo la mezzanotte, ora in cui, insieme con l'impresario,  faceva i conti con l'amministratore e finalmente si concedeva due o tre ore di sonno. 




 Viviani, come anche  De Filippo, rappresentano consapevolmente, una rottura più che una continuità rispetto ad una tradizione relativa alla maschera di Pulcinella che essi, così come per tutto il teatro tradizionale,  considerano arcaica e di cui cercano, piuttosto, di capirne il significato e la funzione. 






La morte del padre lasciò la piccola famiglia in una situazione difficilissima.
Il piccolo Papiluccio, era il suo soprannomefattosi coraggio si mise in cerca di una scrittura. 

Fu ingaggiato da un impresario di giostre e numeri di circo, tale Don Ciccio Scritto e con lui interpretò il  Don Nicola nella Zeza  (questa esperienza fu ricordata in seguito in Circo Equestre Sgueglia una commedia del 1922). 
Successivamente, a carriera ormai già avanzata,  Viviani intende far conoscere ulteriormente Antonio Petito, interpretandone una commedia e indossando il camiciotto bianco di Pulcinella, recitando  al Teatro delle Palme a Napoli.
Nel 41 mise in scena Siamo tutti fratelli, una sua riduzione di un testo di A. Petito (So' muorto e m'hanno fatto turna' a nascere).

Viviani, pur rifacendosi a questa commedia di Petito la rielabora in maniera innovativa enfatizzandone alcuni tratti fondamentali del linguaggio Pulcinellesco tradizionale e - come osserva acutamente "Domenico Scafoglio - presenta un Pulcinella perduto in una sorta di angelismo rapito e sognante: costretto a muoversi in un mondo di opportunisti, passa agli occhi di tutti come lo sciocco di sempre, manovrabile a piacimento dai furbi disonesti, anche se, nell'interpretazione dell'autore, sembra rappresentare la radicale alternativa a questo mondo."

Viviani trasforma il distacco storico del buffone, il suo fare disimpegnato e canzonatorio che conosciamo in un esplicito atteggiamento di rifiuto morale e di fuga da un mondo che gli uomini plasmano sulla misura dei propri egoismi e delle proprie ipocrisie.




scena tratta da "siamo tutti fratelli" immagini ricolorizzate (originali di Giuliano Longone) prese dal blog http://italiacolorizzata.tumblr.com/ 


1933: L'ombra di Pulcinellain questa commedia, Viviani - come osserva Domenico Scafoglio - "mostra la decadenza triste e penosa di un vecchio interprete del Cetrulo, Vincenzo, che rappresenta emblematicamente la fine del teatro di Pulcinella, irreversibilmente destinato a ridursi alle dimensioni di teatro di fantocci per un pubblico infantile; questo destino è incarnato dal figlio di Vincenzo, che manifesta al padre l'impossibilità di dare al Cetrulo altri contenuti e significati che non fossero quelli del passato."


Viene riportato dagli osservatori dell'epoca che il Pulcinella di Viviani è quasi acrobatico e irruento. In questa foto lo vediamo accingersi al "cerchio della morte" circondato a teatro da principi e principesse.


in questa foto, estratta dall'interessantissima pagina a lui dedicata sul sito Totò truffa 2002 Viviani è con il critico del Secolo IX Enrico Bassano

Ecco un'estratto di un articolo di Ernico Bessano sull'interpretazione di Viviani e del suo Pulcinella:

"La sera del 10 ottobre, al teatro Margherita di Genova Raffaele Viviani con la sua compagnia, hai interpretato per la prima volta la maschera di Pulcinella. 

Che il Pulcinella di Raffaele Viviani si distacchi dal Pulcinella classica e tradizionale (quella del Fiorillo e del pentito, per intenderci) lo abbiamo capito subito fin dalle prime battute,meglio, dalla stessa entrata in campo della grande maschera. Del resto lo stesso Viviani, nel brevissimo prologo ghetto, sì è preoccupato chiedi di dirlo bonariamente al pubblico novecentesco: io non rifarò calligraficamente il Pulcinella dell'arte ma vi darò invece un Pulcinella Viviani, o, se più vi piace, un Viviani Pulcinella. 

E questo, si intende, non per ardore polemico o per una semplice vena di bellicismo teatrale, bensì per un avvicinare il più possibile la maschera vecchia di circa Quattro secoli allo smaliziato, e spesso disincantato pubblico d'oggi, così inquieto sempre così logorato da troppi tentativi e da troppe esperienze. 

La differenza del Pulcinella della tradizione quella di Viviani non è soltanto d’ordine e di gusto  estetici. Viviani non ha soltanto abbandonato parecchi modi esterni alla longeva maschera, tralasciando cioè gli accessi, Della purezza, dell'amore fraterno. 

E l'operato di Viviani, oltreché ardito, ci sembra degno della massima attenzione ed è più vivo elogio. Anche perché vogliamo dirlo subito, quest'opera di bonifica non ha affatto mutato i caratteri sostanziali della maschera, ed anzi ha reso a Pulcinella l’enorme servigio di potersi degnamente e profittevolmente presentare al pubblico dogi, Donnie ceto e di ogni mentalità. Ma per far rivivere Pulcinella ci voleva anche l'opera degna, ed ecco, a braccetto di Viviani attore, il fido Viviani autore, ombra di se stesso. 

Da una delle moltissime commedie di Antonio Petito (il grande Pulcinella de San Carlino partenopeo, vissuto nel primo ottocento è morto come si sa, sulla breccia del palcoscenico nel 1876,  quando la dama bianca del mare), da una commedia del Petito, dicevamo, attratto questo siamo tutti fratelli, operando anche lui sul copione non a gennaio di taglie trasfusioni e ripulendo il dialogo dalle inevitabili vecchiumeria. 

L'opera originale, varata sulla scena di San Carlino intorno al 1850, portava per titolo: S’o morto e m’hanno fato turno a nascere, ed appartiene al primo periodo dell'attività di scrittore teatrale del Petito. Era, in sostanza, una critica al teatro romantico, allo scientifico cinismo grossolano, alle ideologie letterarie dell'epoca. Viviani  autore ha fatto il canovaccio mantenendone in alterati I succhi teatrali (cioè tecnici), approfondendone il contenuto umano, definendo i caratteri di vari personaggi, alleggerendo il dialogo delle  inutili sovrastrutture verbose care agli antichi  pubblici. Con quest'opera restauratrice, la vicenda ci è parsa verdissima, tutta viva di un sano umorismo  popolaresco, tutta densa di sana e solida linfa vitale: un vero gioiello di giocondità e di scorrevolezza scenica. "



Scritto in collaborazione con il figlio Vittorio tra il 1944 e il 1947, I dieci comandamenti è uno degli ultimi lavori di Raffaele Viviani. 
Ormai gravemente malato, l'autore immagina uno spettacolo che sia, in qualche modo, summa della sua ricchissima esperienza teatrale e affresco della società che va emergendo dalla Napoli del secondo dopoguerra. 
Ancora una volta il primo riferimento di Viviani è il "varietà" che, per spregiudicatezza e verve umoristica, ritiene si presti meglio di ogni altra forma teatrale a raccontare la vita della sua "gente".
Pulcinella introduce i dieci quadri: in vividi scorci di quartieri napoletani si alternano episodi di aspra ironia ad altri di struggente poesia o di dolorosa constatazione di una nuova, imperante, povertà morale. 

Viviani utilizza Pulcinella nel suo prologo (Pulcinella entra a sipario chiuso) facendogli cantare questa bellissima canzone contro la guerra:


SI VIDE ALL'ANIMALE




Versione con Daniele SEPE





Si vide all'animale
ca stanno 'ncopp' 'a terra
ti pienze sempe a mmale,
tu vide sempe guerra!

'O cane, cu nu strillo,
vò muzzeca' o muscillo,
ca afferra 'o suricillo
pure 'a dint' 'o mastrillo!
Marame'! Siente, sie'!
Che battaglia, neh!

'A vorpa po' ca è ffina,
aunita cu 'a faina
s'arrobba a na gallina,
l'azzanna e s' 'a strascina!
Marame'! Siente, sie'!
Quant'arruobbe, neh!

'O lupo, preputente,
comme si fosse niente,
se mette sott' 'e diente
na pecora 'nnucente!
Marame'! Siente,sie'!
Chella more, mbe'!

(imita il belato della pecora)

Largo e tunno,
chisto è 'o munno:
pure ll'uommene, se sa,
s'hann'a massacra'!

Che ll'afferra
ca na guerra
ogne tanto s'ha dda fa'?
Forse pe' sfulla ?!

So' 'e putiente,
malamente,
ca cchiù 'a vorza hann'a 'ngrassa',
senz'ave' pietà!

'O prugresso?
More 'o fesso!
Jh che bella civiltà!
Che mudernità!

Neh, ma overo simmo fatte puorche crape pulicine,
ca ce accidono pe' niente, ca ce levano 'e stentine?
Nun servimmo p' 'e ccustate, p' 'e ssacicce, p' 'o ppresutto!
Nun cacciammo brodo e llatte, pe' nun dicere uno 'e tutto!
Ccà nuie simmo crestiane,e tenimmo 'o ccore 'mpietto!
E c'è cara 'a vita nosta,perciò merita rispetto!
E vedimmo, pe' stu fatto, 'e campa' cu 'a legge 'e Ddio!
'Nnanze a Dio nuie simmo eguale: nun ce stanno "tu" e "io"!
Ma però 'e Cummandamente se rispettano? Nun sempe!
E se sape.... 'O munno è tristo! Chisti ccà sò brutti tiempe!
E ma allora, 'o munno è tristo e nisciuno 'o pò cagna?
Mo nce vo', 'e Cumandamente nun se ponno rispetta?
Una è a guerra ca ce spetta; e purtroppo l'imm'a fà:
chella llà ca tutt' 'e juorne se cumbatte pe' campa'!