Mariano Rigillo e il Paparascianno di Antonio Petito

Mariano Rigillo e Antonio Petito


Mariano Rigillo, orgoglio napoletano dal 12 settembre 1939 è, secondo l'Enciclopedia dello spettacolo, "una delle più forti personalità teatrali di origine partenopea affermatasi a livello nazionale."
Interpreta, fin dall'inizio della sua carriere, testi impegnati ( si è diplomato  all'Accademia di Arte Drammatica interpretando un testo di Ibsen) e si cimentò poi con Seneca, Giordano Bruno, Shakespeare, Goldoni, Viviani, Pirandello, Brecht ecc...
Negli anni '70 è protagonista di numerosi sceneggiati RAI tra cui "Dov'è Anna"


Dov'è Anna (immagine colorata da italiacolorizzata )

o Le meravigliose avventure di Saturnino Farandola

Saturnino Farandola (immagine colorata da italiacolorizzata )

Per il suo curriculum completo vi invito a spulciare su  Wikipedia, anche perchè esso si estende fino ad oggi con numerose altre interpretazioni (Con Troisi, con Woody Allen, Ficarra e Picone ecc..). 
Oggi, Rigillo, è il direttore della scuola di recitazione del Teatro Stabile di Napoli - Teatro Nazionale.

Si ma.... a noi che c'interessa?

Come? C'interessa! perchè nel 2012 Mariano Rigillo ha interpretato, e anche in modo egregio, il personaggio di PULCINELLA.







28 settembre | 7 ottobre 2012

STAGIONE 2012/2013 TEATRO GALLERIA TOLEDO DI NAPOLI
‘O PAPARASCIANNO    

Napoli Teatro Festival Italia | Il Teatro coop. Produzioni/Galleria Toledo
da Antonio Petito

drammaturgia e regia Laura Angiulli
con Mariano Rigillo 
Cicci Rossini 
Agostino Chiummariello
Michele Danubio 
Alessandra D’Elia 
Angela de Matteo
Francesca Florio 
Toni Fornaro 
Marcello Romolo 
Tonino Taiuti

«L’intreccio si snoda secondo i canoni tipici della pièce giocosa.  Tutto parte dall’impedimento di un’azione che mette in moto l’azione: un matrimonio che non s’ha da fare.  
Una giovane e graziosa fanciulla, viene promessa in sposa dal padre ad un vecchio signorotto danaroso detto O’Paparascianno , ma il cuore della ragazza appartiene a Frongillo e sogna di convolare con lui a giuste nozze.  Ad aiutare i due giovani a coronare il loro sogno d’amore sarà Pulcinella, qui nelle vesti del capo musico della banda del paese.  
I ritmi incalzanti del linguaggio dialettale e la mimica espressiva dei personaggi, concorrono a creare una messa in scena rispettabile e rispettosa nei confronti del testo originale.  
Centrale è la figura di Pulcinella, a cui con grande esperienza dà voce e corpo Mariano Rigillo.  Rigillo porta in scena la maschera napoletana per eccellenza, senza cadere nel rischio dell’interpretazione “macchiettistica”., al contrario riesce a connotarla di un’autentica sensibilità (vedremo un Pulcinella che cede alle emozioni del cuore ed alle tentazioni della carne).  
I personaggi cosiddetti di “contorno” sono in realtà parte integrante della commedia, uno su tutti il personaggio dell’Avvocato Tartaglia che tiene il ritmo recitativo con grande enfasi e poliedricità.  
I due atti recitativi scorrono piacevolmente sotto gli occhi di un pubblico divertito, che diventa complice degli equivoci e i sotterfugi che si snodano in scena.» (da caffènews.it)



E’ tuttavia determinante , nel complesso dei personaggi, la figura di Pulcinella -maschera mutante rivestita di tratti riconducibili allo status borghese- che, incontrastato deus ex machina al servizio della brillante soluzione della vicenda, attraversa l’intera pièce condizionandone il racconto

Una sorta di “amarcord”, un tuffo nel passato? Vedo me ragazzino, sul finire degli anni quaranta e gli inizi dei cinquanta, il mattino di una dome- nica con mio padre (sì, è a lui che devo attribuire non so se dire il merito, ma di sicuro, almeno in parte, la “responsabilità” del mio amore per il teatro) che mi conduceva al Cinema Teatro Diana al Vomero, quartiere dove noi abitavamo. Mi portava ad assistere a ‘O munaciello dint’a casa ‘e Pulecenella di Antonio Petito, interpretato da Salvatore de Muto, ultimo grande Pulcinella storico del teatro napoletano, che la passione, alimentata certo anche dalla necessità in quegli anni non facili di dopoguerra, portava ancora eroicamente sulla scena. Mio padre volle poi condurmi in camerino da don Salvatore. Quella stanca figura di attore che mi sorrideva con la maschera (“‘a meza sola” come viene detta in gergo teatrale) sollevata sulla fronte, non l’ho mai dimenticata. Lo guardavo ammutolito e affascinato. Era la celebrazione del Teatro e della sua grande e misteriosa forza metamorfica! Soltanto grazie ad essa don Salvatore, ora così stanco e affaticato, pochi istanti prima piroettava sul palco con il corpo e con la voce provocan- do in me tanta infantile sorpresa e tanta allegria!...Perchè mi viene in mente questo episodio? Perché lo sto racccontando? ...Forse perchè mi piacerebbe suscitare gli stessi pensieri in coloro che verranno a vedermi?
(dal volantino dello spettacolo)

« ‘O Paparascianno, il barbagianni, questo il nome, «è la storia – spiega la regista Laura Angiulli - di un vecchio sciocco che vuole sposare una ragazza, più che mai dunque inopportuno nella sua superficialità».   Il lavoro è tratto dal testo omonimo scritto nel 1872 da Antonio Petito, drammaturgo e attore teatrale. «Il linguaggio di Petito – dice la regista – è una sorta di esperanto del teatro». Le parole raccontano «qualcosa di non concreto» e perciò universale. Tuttavia, dietro la messa in scena si nasconde un’opera di traduzione del testo da un napoletano di nicchia ad un dialetto comprensibile anche fuori dai confini della città. La maschera principale, come le altre comica e quasi demenziale, è Pulcinella. Ad interpretarla è Mariano Rigillo. «Pulcinella – dice Rigillo – è quella parte di Napoli popolare che ciascuno ha dentro di sé a volte senza saperlo».   È anche un simbolo d’identità popolare e borghese allo stesso perché si tratta di un personaggio rivoluzionario. «Pulcinella – conclude l’attore – è un veicolo di presa di coscienza di una napoletanità perduta in cui i cittadini possono riconoscersi per un riscatto che prima o poi deve avvenire». Laura Angiulli critica il Comune di Napoli: «Non c’è una politica imprenditoriale – dice - noi dobbiamo ringraziare il Napoli Teatro Festival per la produzione dell’opera a teatro». Turismo e arte vanno a braccetto. Infatti, secondo Mariano Rigillo «il repertorio napoletano pretende che Napoli abbia una scuola specifica per questo tipo di teatro». Perché un turista deve sapere dove poter trovare Pulcinella.  » (dal corriere di mezzogiorno)

CHE COS'È VERAMENTE 'O PAPARASCIANNO?

Come lo ha voluto intendere la regista Laura Angiulli e forse lo stesso Antonio Petito, qui il termine Paparascianno sta per indicare uno "sciocco" (il vecchio sciocco che vuole sposare la ragazza)... partendo dalla parola Barbagianni. Apparentemente l'analogia tra l'animale e lo sciocco non mi appare evidente ma io stesso ricordo di aver ritrovato in alcuni testi antichi (e anche in un film in napoletano di cui adesso non mi viene il nome) un altro nome per questo uccello: Babbaleo. In verità il nome Babbaleo è presente anche in  altri dialetti d'italia, ad esempio ne parla sul finire del settecento il milanese Francesco Cherubini nel suo "vocabolario mantovano-italiano: Babbaleo, Babbeo, Babbione... Barbagianni. 

Un sonetto di Ferdinando Russo recita:

– Neh Russolè, stu scialletiello niro
quann’ ’o fernisce? ’O tiene mmano ’a n’anno!
– Ahah...! – Chisto, guè, se po’ chiammà suspiro!
Pare ’o suspiro d’ ’o Paperascianno! ¹)

Dove per Paperascianno si intende appunto: gufo, barbagianni, che soffia di continuo.Esistono comunque altri significati che vale la pena riportare: CAMILLERI nel suo libro "La concessione del telefono" scrive: "...nel vernacolo nostro parascianno (o talvolta paparascianno) intende il barbagianni" (p. 30, cf. p. 30 "Nel gergo più triviale in uso presso la malavita napolitana con parascianno (o paparascianno) si definisce un membro virile d'animalesche proporzioni").  
Nel Méridionalisme enregistré par Salzano si parla addirittura degli organi genitali esterni della donna.
Nell'antica  canzone, di autore anonimo,  'O PAPERASCIANNO  questo è un cagnolino (in realtà la canzone allude ancora una volta al membro maschile.)




LO PAPERASCIANNO



Anonimo

Ll'autriere, a Piedegrotta, io mme portaje,
oje no canillo ch'era bello assaje:
Tutte appriesso lle vanno...
Oh, quant'è bello 'o Paperascianno!...
Lo Paperascianno mio,
lo dóngo a chi vogl'io...

Dint'a la villa, a Chiaja, a Margellina,
mme dice la modista e la damina:
"E' un cagnolin brittanno..."
Oh, quant'è bello 'o Paperascianno!...
Lo Paperascianno mio,
lo dóngo a chi vogl'io...

Io 'sto canillo addeventá vorría,
vicino a le cchiù belle mme starría...
Quanto vale non sanno...
oh, quant'è bello 'o Paperascianno!...
Lo Paperascianno mio,
lo dóngo a chi vogl'io...

Quanno Lisa lo vede io, chiano chiano,
co' ll'uocchie fá mme la vorría de mano...
Lle venga no malanno!
Oh, quant'è bello 'o Paperascianno!...
Lo Paperascianno mio,
lo dóngo a chi vogl'io...

Ma Nina ch'è cchiù furba e maleziosa,
p'averlo mme fa sempe la vezzosa...
Non ll'hanno...no, non ll'hanno...
Oh, quant'è bello 'o Paperascianno!...
Lo Paperascianno mio,
lo dóngo a chi vogl'io...

Nc'è no sciore, na stella de lo cielo,
che se nasconne 'ncasa, o co' lo velo...
Mo vène, io non mme 'nganno!...
Oh, quant'è bello 'o Paperascianno!...
Lo Paperascianno mio,
lo dóngo a chi vogl'io..



Ritroviamo, infine, la parola Paperascianno... ancora una volta con riferimento al pene nella canzone "il suicidio del femminella" di Roberto de Simone

- Pazzianno pazzianno 
s'è aizato fino 'nganna 
S'è 'ntustat' 'o sciuttapanno 
pe' fa' asci' 'o paperascianno,

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